Angelo Brofferio è una di quelle classiche figure politiche e artistiche che hanno reso grande il Risorgimento italiano. Nato nel 1802 a Castelnuovo Calcea, nei pressi di Asti, crebbe in una famiglia benestante di idee illuministe e rigorosamente anticlericali, che gli infuse l’amore per la conoscenza e per la ribellione contro il dispotismo.
Compì i suoi primi studi ad Asti e poi si trasferì a Torino insieme alla famiglia, e qui frequentò la facoltà di giurisprudenza. È già nel 1821, a soli 19 anni, che Brofferio si fa notare per la sua passione politica. Fu infatti costretto a rifugiarsi di nuovo a Castelnuovo Calcea per sfuggire alla repressione seguita alle sommosse antimonarchiche di Torino, nelle quali si era particolarmetne distinto. La partecipazione a quegli eventi gli costò anche l’espulsione dall’università, ed è allora che cominciò a dedicarsi all’arte della scrittura. Tuttavia i suoi dramm, tutti ispirati ad idee di libertà dalla tirannite, furono colpite dalla censura.
È all’estero, dove la censura non arrivava, che cominciò a diventare celebre come artista, ed è qui che conobbe altri rivoluzionari che parteggiavano per un’Italia libera dai governi reazionari e dallo strapotere della Chiesa. Nel 1831 trovò una risposta al suo desiderio di azione politica nella Massoneria, di cui divenne membro, per poi allontanarsene dopo essere stato arrestato (bisogna ricordare che all’epoca la carboneria era un’organizzazione assai sovversiva).
Nel 1848 venne eletto parlamentare subalpino, ruolo che lo vide sostenere la Costituente e riconoscere la Repubblica Romana, finalmente libera dal potere del Papa. Nel 1849 difese il generale Ramorino, accusato di disobbedienza, ma non riuscì a salvarlo dalla fucilazione.
Fu oppositore di Cavour, che criticò sempre aspramente dalla sua posizione di estrema sinistra, rigorosamente antimonarchica e contraria alla guerra di Crimea. Rivendicò una legge popolare per la proclamazione del Regno d’Italia, una legge che andasse in una direzione diversa rispetto a quella, calata dall’alto, di Cavour. Fu insomma un politico e un intellettuale rigoroso, inflessibile, fedele ai suoi ideali. Morì nel 1866 nella sua villa di Minusio, nel Canton Ticino.